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Dicono de”La Voce”

Recensione di Roberto Lamantea, critico teatrale

C’è una spia, nella raffinata regia di Carola Minincleri Colussi per “La voce”, la partitura teatrale disegnata per Farmacia Zooè e dedicata ad anoressia, bulimia e altri disturbi alimentari, andata in scena domenica scorsa al teatro di Villa Belvedere di Mirano. Le due attrici – Alice Marchiori e Veronica Di Bussolo – accennano, un paio di secondi nulla più, i versi di una delle più belle canzoni di Lucio Battisti: “In questo mondo che / non ci vuole più / il mio canto libero / sei tu”. Ecco, il mondo non ci vuole più.
È qui che il disagio, il rifiuto del cibo come rifiuto del mondo o al contrario il divorare il mondo, il mangiarlo come a voler noi essere il mondo – così il mondo non potrà più rifiutarci – diventano anoressia o bulimia, fenomeni in aumento tra giovani e giovanissimi.
È qui il senso di questo spettacolo intenso, dolce e commovente, ma anche aspro: che la si rifiuti o ci si voglia inondare la fame è fame d’amore.
Ho bisogno d’amore, di qualcuno che mi ami, di qualcuno che mi dica: sono felice che al mondo ci sia anche tu.
È tanto difficile?
Eppure questa fame d’amore – ce l’hanno anche i vecchi, sia chiaro, è il senso del nostro essere al mondo – noi non la vediamo, o ce ne accorgiamo, ma la scacciamo come un pensiero fastidioso. Gli altri diventano invisibili.
Carola è una direttrice d’orchestra.
Alice e Veronica due note sul pentagramma, ora quasi nude, ora imbottite di abiti (o stracci? apparenze?), si cercano, si dilaniano, si amano come due personaggi usciti dal “Godot” beckettiano. Vomitano stracci, addentano uova di cioccolata eruttate da un grande cuore rosso, si abbigliano e si strappano i vestiti, si legano, si liberano, si rifiutano e tornano a cercarsi.

Le attrici Veronica Di Bussolo e Alice Marchiori in un momento di lotta all'interno dello spettacolo "La Voce" dedicato ai disturbi del comportamento alimentare. Foto di Alvise Busetto

Le attrici Veronica Di Bussolo e Alice Marchiori nello spettacolo “La Voce”. Foto di Alvise Busetto.

Nel mondo che non le vuole più ci stanno dicendo che ci sono anche loro.
Tratto dal libro “Altre. Scoprirsi fragili: confessioni sul (mio) disturbo alimentare” di Sandra Zodiaco (edizioni Liberodiscrivere) lo spettacolo è il terzo appuntamento di SGUARDO AL PRESENTE – 4 spettacoli di Farmacia Zooè al Teatro di Villa Belvedere, Mirano, legati a ricorrenze come il Giorno della memoria (la Shoah, i lager), il Giorno del ricordo (le foibe), i disturbi alimentari (“La voce”) e l’identità sessuale (“R.R.”, la storia di Rolandina Roncaglia, donna transgender vissuta a Venezia a metà del Trecento), che sarà a Mirano domenica 21 maggio di e con Marco Duse.
Il teatro come testimonianza, come voglia di cambiarlo questo mondo, nel progetto voluto dall’amministrazione comunale, in particolare dal sindaco Tiziano Baggio e dall’assessora alla Cultura Maria Francesca Di Raimondo (e su questa linea novità “golose” per chi  il teatro lo ama ci saranno da ottobre, sempre a Villa Belvedere, con la rassegna dal titolo emblematico, “Connessioni”).

È questo il teatro: essere con, respirare con. Il teatro è presenza, è corpo, voce, condivisi.
Forse la più democratica tra le arti (non per nulla è nato nella Grecia antica, dove aveva una funzione quasi religiosa).
In anni lontani, in una sua recensione sull’Espresso, Angelo Maria Ripellino – il grandissimo slavista, poeta, giocoliere delle parole – dove era il critico teatrale, scrisse, come prendendosi dolcemente in giro: “Sono più vago del teatro che la capra del sale”. In una delle simpatiche chiacchierate con il pubblico che segue ogni spettacolo ho detto che il teatro somiglia alla poesia: è voce, è ritmo, è canto.
Promuovere la lettura di libri e lo spettacolo dal vivo è gettare semi che fioriranno anche sul cemento.

21 Marzo 2023

Mappa Del Cuore
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